taglia e cuci

Nottetempo una vicina un po’ burlona o una finta amica invidiosa, deve essersi introdotta in casa mia e ristretto l’intero guardaroba di una mezza taglia.

Piuttosto bravina con ago e filo perchè non si vede nulla ma ha cucito tutto poco più dentro, due centimetri direi … giusto quelle due dita che non lasciano abbottonare i pantaloni in cui già entravo a fatica e che non mi fanno muovere le braccia nei dolcevita a manica lunga.

Perchè tante cose le indosso senza problemi. Il casino è poi respirarci dentro, ridere … ah no, ridere è pericolosissimo con tutto ciò che ha i bottoni !

E ieri mi è successo un increscioso inconveniente: ho indossato i pantaloni di fustagno neri con cui vivo praticamente in simbiosi da quella fatidica mattina (quella seguente alla visita della birichina) perchè gli unici che mi calzano a pennello. Ed ho la fortuna che sono neri e il detto è noto a tutti: il nero va su tutto!

In effetti avrei dovuto aspettarmelo: li lavo, li stiro, li indosso fino a che le ginocchia non sono sformate; poi di nuovo un giro di lavatrice e si ricomincia. Ininterrottamente, sette giorni su sette. Ma li avevo consacrati a ruolo di “miei pantaloni preferiti” proprio in virtù della proverbiale resistenza del tessuto che una volta era considerato tra i più pregiati.

Avevo già notato che l’aspetto era levigato e non più uniforme dove (sempre a causa dell’infame) vengono maggiormente sollecitati da sfregamenti e tensioni. Ma mi fidavo, eravamo amici affiatati e vivevamo d’amore e d’accordo in un’intesa che era più che complicità…quasi amore!

E invece ieri, il deplorevole affronto: mi hanno abbandonata. Ferita nell’orgoglio. Sedotta e abbandonata: non solo moralmente ma hanno lasciato che parte del mio interno coscia trabordasse malizioso e restasse lì, a far bella mostra di sè, senza che io potessi in alcun modo oppormi.

Se avessi messo una mano a coprire avrei potuto essere indicata come una esibizionista e camminare con passetti piccoli piccoli a mo’ di geisha avrebbe attratto maggiormente sguardi indiscreti.

Ho pianto in silenzio ma con una aplomb da vero lord inglese . Con la testa alta e ostentando una sicurezza degna del personaggio della fiaba di Andersen “il Re é nudo”.

Ora li guardo, incredula ma non c’è spazio per le preoccupazioni postume che lasciano il tempo che trovano. E’ stato un fatidico segno: devo obbligatoriamente tirar giù qualche chilo se voglio rientrare comoda nei miei vestiti e chiudere bene tutte le finestre la sera prima di addormentarmi. O meglio l’esatto opposto? posso lasciare un biglietto fuori dal cancello con un appello a quella monella di una sarta notturna … saprà fare miracoli anche con i rammendi?

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