Scusi, Signora …

Un tempo baravo dichiarando già dal primo di gennaio di avere gli anni che avrei compiuto solo mesi più tardi. Mi sembrava che guadagnando quella centinaia di giorni “di anzianità” sarei arrivata più velocemente ai traguardi che mi ero prefissata e che la maturità mi avrebbe aiutata a conseguire rapidamente gli obiettivi.

Vanto un credito che ora, accidenti, vorrei mi fosse risarcito. Ma non per vezzo estetico!

Perchè ho iniziato, ingenuamente, che ero molto giovane ad accumular giornate ed ho perseverato per una decina d’anni abbondanti; contati alla bell’e meglio ho fregato cento giorni l’anno (ogni anno) che con una semplice moltiplicazione portano ad un gruzzoletto di circa 4 anni. Quattro anni chiesti in prestito e che ora voglio restituire. Voglio e devo darli indietro perchè quattro anni fa pronunciavo ancora “trrrr” per iniziare a dire la mia età e allora ero un fiore.

A toglierli dal totale, oggi, avrei da spegnere un bel po’ di candeline in meno sulla torta e con meno candele avrei bisogno di meno spazio, meno torta, meno cellulite e meno dispiaceri.

Ricordo benissimo l’episodio che mi fece capire (in maniera esplicita e plateale) che era giunto il momento di dire STOP a questo meccanismo ingannevole perchè era stata la natura stessa ad elevarmi tra la schiera dei grandi:

Entrai in un negozio che vende ancora oggi la panizza che è un intruglio raddensato di farina di ceci,acqua e sale, buona cruda condita in insalata e sublime fritta a fette. Il locale è piccolo e i clienti aspettano in coda il proprio turno; ci sono adulti, bambini e poi ragazzi… tanti ragazzi, una marea di studenti e spesso la coda degenera in un confusionario capannello di persone e chiacchiere finchè il puzzo di fritto indica che le fette sono pronte. E lì bisogna essere vigili e scaltri per non rimanere indietro.

E così accadde anche quel giorno: un nuvolo di vapore si alzò dalla friggitrice determinando l’inizio della spartizione. Sentivo il fiato di mille persone addosso ma io ero davanti, ero stata la prima, la più paziente ed ero impegnata a fissare il “piazzista” affinchè non incrociasse nessun altro sguardo prima del mio.  Lui con flemma, voce pacata e intonazione svogliata di chi distribuisce il cibo a ciccioni famelici dice “c’è lei signora?”

“eh no, ci sono prima io!” dissi con un tono trionfante e allo stesso tempo ammonitorio. Non avrei permesso a nessuna signora di passarmi davanti, toccava a me, me lo meritavo.

Mentre mi alzavo in punta di piedi per rendermi ancora più visibile, mi resi conto che stava guardando proprio me e dietro un silenzio irreale. Girai appena lo sguardo e mi accorsi che lì dietro erano davvero tanti, ma tutti ragazzi, giovani, più giovani di me insomma… e la signora ero io.

Arrogante, maleducata ma con l’età giusta per essere una signora.

 

Una risposta a “Scusi, Signora …”

  1. 🤣fatti coraggio e abituati!
    Se non sbaglio in quel periodo ti davano anche della ‘sorella gemella.’!!!
    Adesso che ci penso ….non piu!!!!😢povera me!!

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