in quei giorni

In quei maledettissimi giorni, proprio in quelli dove le tue ovaie (deluse e frustrate) lanciano disperati s.o.s. al tuo cervello che invece di raccogliersi in un caritatevole silenzio, minimizza la loro posizione distribuendo sfighe varie a tutto il resto del corpo…

Proprio in quei giorni in cui avresti bisogno più che mai di avere un gesto o una parola di conforto, un abbraccio, un bacino sulla fronte…

Proprio in quei giorni in cui ogni cosa ti è ostacolata e risulta essere troppo complicata…

Proprio in quei giorni, quelli, non puoi che essere di pessimo umore perchè (al contrario di quelle che sono le tue esigenze e le aspettative) non te ne và una dritta!

Come d’incanto ecco che hai i reni spezzati dal dolore come se ti fossi allenata con un bilanciere d’acciaio per partecipare alle olimpiadi nella disciplina sollevamento pesi, ecco che l’intestino (di solito pigro se non addirittura nullafacente) recupera il lavoro arretrato costringendoti a turni h24, ecco che il tuo seno si gonfia ma non se ne accorgerà nessuno perchè l’attenzione sarà catturata dalla tua faccia che avrà un foruncolo per ogni poro.

In quei giorni avresti bisogno di qualche pacca sulla spalla, una parolina dolce e un bancomat clonato che ti permetta di toglierti qualche sfizio. Ma no, non succede. E allora ti fai violenza e ti autoconvinci che un micro-acquisto non potrà di certo mandarti in rovina, vanificare gli sforzi fatti per risparmiare e così entri in un negozio a caso, meglio una catena perchè se sei abile riesci a schivare le commesse e ti infili in un camerino con una manciata di indumenti raccolti nel tragitto.

Ma è la cosa più stupida che tu possa fare: non esiste un abito che proprio in quei giorni ti stia bene. Niente è come vorresti fosse, niente è come è, niente !

Lo specchio nel camerino deformerà la tua figura allargando pancia/fianchi/culo e allungando il collo lasciando ad intendere che di lì a poco spunteranno i bargigli. Le luci sapranno dare al tuo incarnato un colore bianco-giallastro con qualche macchia scura a mettere in evidenza occhiaie e imperfezioni varie. Tutto ti sta male perchè sei tu che stai male con te stessa!

Ti muovi impacciata memore di quella volta in cui, ignara, hai girato per ore in centro con i pantaloni macchiati che neanche Pacciani avrebbe osato chiederti se qualcosa era andato storto. Con scadenza ritmica controlli che l’assorbente sia nel posto giusto e un riflesso incondizionato ti fa dare una leggera palpatina al cavallo, come gli uomini, ma senza tirar sù col naso e sputar a terra.

Specchiandoti riesci a contare, uno ad uno, non solo i difetti ma anche i chili di sovrappeso e il numero di brioches che ti sei ingurgitata al mattino con la scusa che nell’arco della giornata avresti avuto occasione di “bruciare”. E invece a bruciare è l’orgoglio.  

Un conto approssimativo perchè senza carta e penna è complicato e allora tagli la testa al toro e trovi il coraggio, guardandoti dritta negli occhi, di prometterti che il saccottino al cioccolato ingurgitato a colazione, sarà stato l’ultimo.

Subito dopo ti viene in mente che la vita è effimera, un pensiero spaventoso che può coglierti solo in quei giorni e allora “per quei pochi giorni che si campa, perchè privarsi di una gioia?” Agguanti una borsa (quella è galante e rispettosa dei tuoi inestetismi) paghi e corri fuori a cercare di far pace con i tuoi pensieri finchè non inciampi in una panetteria .. .. ..

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